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Notizie ed eventi

Giustizia riparativa e giovani mantovani in “Kintsugi - (Non) a tutto si puó riparare”

Kintsugi 7

Cosa succede quando qualcosa si rompe?


Nel nostro immaginario, spesso si pensa che l’unica via sia buttare via e dimenticare. Eppure, esiste un’alternativa antica e sorprendente: il kintsugi, l’arte giapponese di riparare oggetti rotti con oro fuso. Una crepa, invece di essere nascosta, viene messa in evidenza. Il risultato? Un oggetto diverso, unico, che porta le sue ferite come segni di valore. E se fosse lo stesso con le persone?

La giustizia riparativa come percorso di senso

La giustizia riparativa parte da una domanda semplice, ma potente: cosa serve davvero per riparare un danno? Non si tratta di “perdonare tutto”, né di “giustificare”, si tratta di riconoscere, responsabilizzare, ricostruire: dare spazio al dialogo tra chi ha causato un danno e chi lo ha subito, per creare ponti invece di barriere. È un modo per dire che anche da uno strappo può nascere qualcosa: non com’era prima, ma più consapevole, più umano.

Sabato in piazza: un evento, tante domande

Il 12 aprile, nel cuore di Mantova, ci siamo ritrovatə in piazza per parlarne davvero, con parole semplici e facce vere.
L’iniziativa “Kintsugi – (Non) a tutto si può riparare”, promossa all’interno del progetto HUB Centro Mantova e realizzata con il supporto del bando #generareilfuturo in collaborazione con Centro Famiglie Insieme e con il progetto Milone 4.0, ha portato il tema della giustizia riparativa fuori dalle aule e dentro la città. Con un linguaggio accessibile e simboli potenti – come le ceramiche rotte e ricostruite – abbiamo chiesto a chi passava:
“Tu credi che si possa riparare tutto?” Le risposte? Diverse, sincere, a volte incerte.
Ma tutte accomunate da una cosa: la voglia di parlarne, di non lasciare il tema della giustizia solo agli esperti o ai tribunali.

Dal simbolo all’azione: Mantova e la riparazione che trasforma

Nel territorio mantovano, la giustizia riparativa è già una realtà concreta.
Attraverso percorsi con l’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna), progetti di Peer supporting, attività socialmente utili e incontri di mediazione, tante persone stanno sperimentando cosa significa davvero “riparare”:

  • uscire dall’isolamento,

  • assumersi responsabilità,

  • fare un gesto per gli altri.

È giustizia? È educazione? È comunità?
Forse è un po’ di tutto questo. Forse è proprio da qui che si genera il futuro.

Cosa portiamo a casa?

“Kintsugi - (Non) a tutto si può riparare” è stato più di un evento.
È stato un’occasione per fare domande scomode, ascoltare storie, creare legami.

E tu, ci hai mai pensato?
Cosa faresti, se potessi riparare qualcosa di rotto nella tua comunità?

Continuiamo a parlarne, non perché tutto sia riparabile, ma perché vale la pena provarci. Trovi il reel dell'evento a questo indirizzo:

EUTOPIA (@eutopia.mantova)

Lab2B di Eutopia incontra Uepe Mantova: un incontro che ci ha toccato nel profondo

 

UEPE 3

Oggi con il Lab2B abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Mantova per approfondire il tema della giustizia riparativa nell’ambito del progetto Milone4.0.

Abbiamo ascoltato storie di vita e testimonianze che ci hanno emozionato e fatto riflettere su quanto il sistema penitenziario non sia solo punizione, ma anche un percorso di responsabilizzazione e cambiamento. Un lavoro educativo fondamentale che coinvolge tutti noi: persone, comunità e istituzioni.

Una nuova prospettiva sulla giustizia

Per molti di noi, l’incontro è stato una vera e propria scoperta. Spesso si tende a vedere il carcere come un luogo distante, dove la pena è sinonimo di isolamento e condanna definitiva. Invece, oggi abbiamo compreso quanto il concetto di giustizia possa essere più ampio, più umano, capace di ricomporre i legami spezzati e offrire un’opportunità di riscatto.

La giustizia riparativa non è solo una teoria, ma una pratica concreta che mette al centro il dialogo tra chi ha commesso un reato, chi lo ha subito e la comunità. È un processo che punta alla ricostruzione della fiducia, alla comprensione delle conseguenze delle proprie azioni e alla possibilità di trasformare il conflitto in crescita personale e collettiva.

Il coinvolgimento dei giovani: perché ci interessa così tanto?

Come ragazzi tra i 18 e i 24 anni, ci sentiamo sempre più coinvolti in temi di giustizia sociale, inclusione e cambiamento. Cresciuti in un’epoca di grandi trasformazioni e con un accesso immediato all’informazione, ci interroghiamo continuamente su cosa significhi essere giusti e come si possa costruire una società che non si limiti a punire, ma che sappia anche educare e ricostruire.

Molti di noi si stanno avvicinando al mondo del diritto, della psicologia, del lavoro sociale o semplicemente nutrono un forte interesse per la giustizia in tutte le sue forme. Vogliamo capire come funzionano le dinamiche di esclusione e reinserimento, quali strumenti esistono per dare una seconda possibilità e come possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a un sistema più equo.

L’esperienza di oggi ci ha fatto capire che la giustizia non è un concetto astratto, ma qualcosa di vivo, reale, che riguarda tutti. Le storie ascoltate ci hanno mostrato quanto sia importante ascoltare e comprendere, piuttosto che giudicare e allontanare.

Oltre la teoria: verso un impegno attivo

Portiamo a casa tanti spunti, nuove consapevolezze e la voglia di continuare a interrogarci sul significato di giustizia. Questo incontro non è stato solo un momento di riflessione, ma anche una spinta a fare di più: a informarci, a partecipare ad altre esperienze di giustizia riparativa, a diffondere queste tematiche nelle nostre cerchie.

Oggi abbiamo capito che non basta chiedere punizione, ma bisogna saper costruire percorsi di cambiamento. Perché una giustizia più giusta riguarda tutti noi.

Peer Supporters: un cammino di rinascita

 

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Venerdì 28 marzo il gruppo "Peer Supporters" , legato al progetto Milone 4.0, è stato invitato a partecipare a "Visitare i detenuti", terzo appuntamento promosso dalla Diocesi di Mantova durante il periodo di quaresima. L'iniziativa ha avuto inizio alla casa circondariale di Mantova dove i Peers hanno seguito la processione verso la basilica di Sant'Andrea. Il gruppo, accompagnato dall'Uepe di Mantova, ha testimoniato le diverse esperienze nel mondo della giustizia riparativa.

Ma chi sono i Peer Supporters?

Sono le persone che stanno scontando pene alternative e cittadini che in passato sono stati seguiti dall’Uepe di Mantova. Progettazione e realizzazione di iniziative di giustizia riparativa, condivisione della propria esperienza per supportare altri nel percorso di reinserimento.

Info sull'iniziativa: Gazzetta di Mantova

 

Hike e la giustizia riparativa sul territorio mantovano, facciamo il punto.

 

 Il Polo Territoriale di Giustizia Riparativa di Mantova è un progetto promosso dal Comune di Mantova, insieme a vari enti, per fornire un punto di riferimento per la giustizia riparativa. Il Polo mira a coordinare interventi già esistenti, promuovere percorsi di reinserimento per autori di reato, e supportare le vittime attraverso mediazione e formazione. Il modello pone l'accento sul ripristino del patto sociale e la ricucitura delle relazioni. Il progetto coinvolge istituzioni pubbliche e terzo settore e si rivolge a minori e adulti.

Quali sono gli sviluppi a livello locale? Ce ne parla il dott. Andrea Caprini, assessore al Welfare, Terzo Settore, Immigrazione del Comune di Mantova.

 

Altri articoli …

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  2. Le azioni dei Supporters raccontate da Gazzetta di Mantova
  3. Inizia QUALCOSA IN PIÙ: la rassegna cinematografica di Hike inizia il 3 maggio
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